Jane Austen, poco appariscente, silenziosa e non sposata, con una casa per grazia dei fratelli maggiori e un carattere forte ai nostri occhi oggi sembra una donna moderna, nata per accidente in tempi non suoi.
Perché i pensieri e la sensibilità che attraverso le parole dei suoi libri arrivano sino a noi sono ancora così giusti, acuti, ironici ed essenziali da solleticare la nostra vanità e farcela sentire vicina, simile.
Jane Austen era la penultima degli otto figli di un pastore anglicano (cadetto di una famiglia di mercanti benestanti) e di una delle figlie di un rettore dell’All Souls College di Oxford.
Nacque a Steventon, Hampshire, Inghilterra, nel 1775.

Lady Charles Spencer (1743-1812) dipinto da Sir Joshua Reynolds nel 1775
L’intreccio di regole, aspettative, legami e usi della società dell’epoca che limitò così tanto la sua vita divenne il protagonista principale dei suoi romanzi.
Tranne casi rarissimi infatti la qualità della vita di una donna, allora, dipendeva dal matrimonio più o meno favorevole che avrebbe fatto.
Il destino delle figlie non sposate (come Jane, e tutte le Mary e le Elizabeth entrate nei suoi libri) era letteralmente nelle mani di fratelli e parenti.
Le signorine della buona società non avevano il diritto di guadagnarsi da vivere, pena l’esclusione sempiterna (loro e della eventuale prole) dal ceto di appartenenza.
A rifletterci un attimo ci rendiamo conto che era la sua maniera di scrivere ad essere moderna, immediata, pulita, priva di quei manierismi così datati e databili che appesantiscono tanti altri romanzi (e non ‘solo romanzi’) della sua epoca.
E questo permette anche ai suoi personaggi di essere attuali, di farceli riconoscere in tanti atteggiamenti e persone che incontriamo ogni giorno.
Caratterizzati specialmente da difetti che non è corretto definire moderni per quei tempi, o al contrario datati per i nostri.
Grazie a lei ci accorgiamo che sono universali, comuni ad ogni uomo o donna di qualsiasi epoca. E li riconosciamo con un sorriso un po’ divertito e un po’ comprensivo.
Come quello che doveva avere lei seduta nel suo salottino, mentre guardava silenziosa familiari, amici e conoscenti che sarebbero diventati ispirazione per le sue storie.

Laetitia, Lady Lade dipinto da George Stubbs nel 1795 – via Wiki Commons, dalla Royal Collection
Nessuno, che avesse conosciuto Jane Austen al tempo in cui scriveva i suoi romanzi, avrebbe sospettato dell’acutezza delle sue osservazioni, e dell’eleganza delle storie che sapeva creare.
Che avevano ovviamente spesso a che fare con i cavalli: e anche qui Austen ci parla sempre con accenti attuali, anche in tema di benessere animale.
In Northanger Abbey per sottolineare la stupidità di un Thorpe qualsiasi userà la scena in cui lo sciocco si vanterà della (immaginaria) ombrosità del suo cavallo, della sua (altrettanto ipotetica) velocità come cavallo da attacchi e della mano volgarmente pesante che il tizio avrà nel fermarlo in una delle scene del racconto.

Tinted Line Drawing by H.M. Brock for Northanger Abbey, 1898 edition
E l’ingenua Catherine Morland, alle vanterie del fellone su tragitti e tempi di percorrenza, chiederà come prima cosa se il cavallo in questione non dovesse riposare, tra un record e l’altro.
In Ragione e Sentimento uno dei discorsi da innamorati tra Marianne e il viziato e inaffidabile Willoughby riguarda Mab, una cavalla da caccia da lui allevata e che le avrebbe voluto regalare come pegno d’amore.
Sarà la saggia Elinor a costringerla a rifiutare il dono. Sottolineando il costo insostenibile che avrebbe avuto il mantenimento di una cavalla per la loro piccola famiglia, già sul limite delle possibilità e del decoro.
Louisa Elliot, di Kellynch Hall nel Somersetshire, era una donna che mai avrebbe accettato di fare da terzo passeggero in una carrozza tirata da un solo cavallo.
E sempre in Persuasione la metafora più bella del matrimonio ben riuscito è la maniera calma e decisa della moglie dell’Ammiraglio Wenthworth di prendere le redini del calessino, che il marito rischiava regolarmente di far capovolgere ad ogni curva un po’ impegnativa.

Modern woman, stampa inglese del 1781
Quello che ci piace, in ogni pagina dove la Austen parla di cavalli, è che diventano immediatamente pietra di paragone con i nostri comportamenti di oggi relativi a loro.
Perché i cavalli sono sempre gli stessi, e lei ci fa notare che anche il nostro modo di agire con loro è sempre lo stesso – sia nel bene che nel male.
Un ottimo motivo per leggere o rileggere Orgoglio e Pregiudizio, Emma, Ragione e Sentimento, L’Abbazia di Northanger, Mansfield Park e Persuasione. Ma anche Sanditon e I Watson se potete sopportare una storia incompleta, un racconto che non ha la sua fine scritta.
Jane Austen morì nel 1817, nubile, assistita dalla affezionatissima sorella Cassandra. Scrisse alcuni dei suoi romanzi più importanti prima dei 22 anni, ma non ne vide pubblicato nessuno prima dei 35.
L’irriducibile successo editoriale delle sue opere, best seller da due secoli, arrivò solo dopo la sua morte.
Pagine senza tempo dove si riflette l’umanità di oggi come quella di ieri, avvicinate dalla sua penna con una immediatezza di modi unica, e forse irripetibile.

Acquerello di Jane Austen realizzato dalla sorella Cassandra , 1804 – da Wiki Commons